Dalla via di ghiaccio perfetta sul Cerro Torre all’apertura di una big wall sul granito di Cochamó decollando dalla cima. Questo è quello che mi piace fare! cercare stimoli diversi provando ad essere polivalente in base alle situazioni.
È di nuovo il 30 dicembre, è già ora di ripartire per la Patagonia, ormai sta diventando routine passare l’ultimo dell’anno al Chalten.
Purtroppo è stato un gennaio disastroso, nonostante fosse l’anno del “Nino” quindi un anno buono tutto è andato a rotoli, i miei progetti con Fabi Bhul, un amico tedesco sono stati rimandati al 2025 d’altronde la Patagonia è così, bisogna saperlo accettare.
Nonostante tutto l’unica finestra decente di due giorni l’ho sfruttata al meglio con gli amici Claudio Migliorini ed Erik Albertini, siamo riusciti ad “aprire” come primi di stagione la via dei Ragni al Cerro Torre, proprio durante i giorni dell’anniversario del 50 esimo!
Questa è una via abbastanza particolare la parte più impegnativa in alto ogni anno cambia in base alle condizioni di formazione dei funghi di ghiaccio. Anche se il mio piano era decollare dalla cima col parapendio, cosa che non son riuscito a fare per una serie di motivi.. son rimasto comunque soddisfatto, la via è andata ben oltre le aspettative, veramente bella la definirei unica! Su una delle montagne più belle al mondo!
Abbiamo sfruttato il 09 gennaio per entrare in anticipo sul bel tempo dal Passo Marconi, il vento era ancora forte soffiava a 80 km/h ma in fila indiana abbiamo raggiunto la Gorra Blanca la sera alle 7 ed il giorno seguente senza troppa fretta il Circo de los Altares, Il campo base sul ghiacciaio sotto la parete Ovest del Cerro torre, a 45 km di distanza dal Chalten (più precisamente dal ponte del Rio Elettrico).
L’11 saliamo la via con 20 ore di arrampicata e pulizia, bivacchiamo dopo la “headwall” 3 tiri sotto la cima.
Il giorno seguente quei tre tiri ci costano in totale 8 ore, quasi 5 solo per l’ultimo tiro,abbiamo dovuto scavare un vero e proprio tunnel con la pala nella neve per circa 10 mt verticali, un lavoro da cantiere più che da climber 😂 da lì un’uscita su neve abbastanza solida per prendere del buon ghiaccio verso l’uscita, 50 mt di tiro più altri 100 facili ci portano in cima alle 2 e mezza del pomeriggio, giusto il tempo per un abbraccio e giù di corsa.
Sappiamo che non possiamo perder tempo il brutto tempo stava arrivando veloce, iniziamo le doppie e siamo subito nella bufera, il vento forte ci rallenta molto e arriviamo alla tenda sul ghiacciaio alla base solo alle 2 di notte, altra giornatina da 20 ore.
Anche Magda appena rientrata da una bella via sulla Media luna è molto entusiasta, una parete sotto il Torre ma dal versante opposto, eravamo così vicini ma allo stesso tempo così lontani, su vie diverse ma accumunati dalla stessa passione per la montagna. Non si può che festeggiare! Un hamburger e una birra del Fresco son più che meritati.
Da qua in poi il meteo non ha fatto che peggiorare qualche piccola finestra insignificante mi ha trattenuto al Chalten speranzoso, ma visto l’andazzo sono scappato in anticipo a Cochamó (in Cile) per la seconda metà del progetto. 9 ore di pullman, dogana ed un volo interno mi fanno sbarcare a Puerto Montt, dove Camilla e Diego due amici di Puerto Montt vengono a recupere me e i miei due sacconi enormi. Qua ci raggiunge anche “Angelino” Contessi, amico ormai di vecchia data con cui ho condiviso parecchie aperture di nuove vie nelle alpi.
Per chi non conoscesse Cochamò si può presentare come la Yosemite del Sud America, fortunatamente molto meno famosa e turistica, non avendo strade ed infrastrutture è rimasta naturale e selvaggia al punto giusto. Il trail d’ingresso sono13 km, questo aiuta a scremare gran parte della gente che crea il classico sovraffollamento dei parchi a portata di auto.
Dopo un sopralluogo l’anno scorso a febbraio 2023 con Magda, durante il quale abbiamo scalato e volato col parapendio aprendo 3 bellissimi decolli, quest’ anno il progetto era aprire una nuova via proprio sul centro della montagna simbolo del parco, un monolite di 800mt con tagli e linee che ricordano quelle del mitico El Capitan in Yosemite.
In men che non si dica organizziamo tutta l’attrezzatura ed il materiale necessario per rimanere dentro qualche settimana, con circa 200 kg totali carichiamo i cavalli e partiamo. Il 7 di febbraio siamo già operativi ma fin da subito incontriamo un grosso problema, la linea che volevamo aprire era già stata aperta, la mancanza di informazione è un grosso problema in questi posti e reperire le ‘topo’ spesso non è per niente facile. L’umore va a terra, ma fortunatamente avevo un buon piano B visto durante un climb&fly con Magda qualche giorno prima. Iniziamo a portare tutto il materiale alla base della parete, purtroppo la linea nella parte bassa resta un po' più esposta a caduta sassi rispetto al piano A, ma facciamo le nostre valutazioni e ci prendiamo qualche rischio abbastanza calcolato. Utilizziamo fin da subito una buona finestra di 3 giorni per aprire i primi 500 mt che serpeggiano tra placche tecniche, fessure e qualche passo di artificiale su cliff, probabilmente liberabile anche se duro. Nel frattempo Magda si dedica a scalare ed aprire nuovi decolli, incredibile che nessuno prima di noi avesse volato col parapendio in questo posto, le cime sembrano fatte apposta, e le vie son molto belle da scalare.
Da qui altro problema, Diego oltre ad essere ammalato ha un “piccolo” incidente, un volo di 20 mt in un canale marcio gli costa una bella botta e parecchi tagli ma fortunatamente niente di rotto, ci è mancato poco... Tutto rimandato, riportiamo Diego a casa e visto anche il brutto tempo in arrivo con due giorni instabili decidiamo di approfittarne per un breve rest. Noi ricarichiamo le pile mentre Magda scappa alle Torri del Paine, altro posto magico, il richiamo è troppo forte, uno dei posti più belli per scalare del sud America, da un certo punto di vista la invidio... ma la missione qua è aperta!
Così io e Angelo recuperiamo le forze e partiamo per l’ultimo push, apriamo la parte alta, la seconda metà della via, altri 450 mt tutti logici che seguono un evidente sistema di fessure mai banali, sostenuti e verticali, siamo gasatissimi! riusciamo a liberare tutti i tiri tranne uno, lo abbiamo rinominato il “changing corner” del Trinidad, d'altronde il tempo a nostra disposizione non era molto, ma speriamo resterà un progetto free per le nuove generazioni. Ripagati dagli sforzi arriviamo in cima verso le 9 e mezza di sera, la luna piena ed il cielo sereno ci accompagna per la notte, bivacchiamo 100 mt sotto la vera cumbre sapendo che col pensiero anche Diego è lì con noi. La mattina seguente “levo le ancore” con il parapendio che in 15 minuti mi riporta a fondo valle, atterrando proprio dentro il camping, beh cosa chiedere di più? Mentre ad Angelo e Aro aspettano 4 ore di discesa a piedi, forse sono in debito con loro di qualche birra.
Non è uscita una via di arrampicata ma una vera big wall! Avventurosa, varia e soprattutto completa. Aprire una via di 1000 metri e poi decollare penso sia una delle cose che non dimenticherò mai, alla fine quello che resta sono i bei ricordi, tenere la cordata unita è importante, come dicono loro qua, la “buena onda” C’è sempre qualcosa da imparare ;)